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Un'etnografia delle migrazioni, condotta sul campo, che consente di interpretare un momento critico dell'attuale società italiana. Un'analisi delle potenzialità e dei limiti espressi nella trasformazione urbana, a partire dalle parole contenute nelle biografie e dai gesti compiuti dai corpi migranti. L'esame dello spazio, inteso come prodotto sociale, fa emergere le trasformazioni di parti della città che assumono le caratteristiche del ghetto; uno spazio di stagnazione delle traiettorie di vita nel quale il migrante si vede negato - incorporato ed escluso al tempo stesso - nella società che avrebbe dovuto accoglierlo, dopo che egli ha attraversato i deserti e i mari, rischiando la vita, per raggiungerla. La precarietà degli alloggi, la loro vulnerabilità agli sgomberi forzati, e le caratteristiche del lavoro migrante sono analizzate raccogliendo l'oralità dei migranti e valorizzando il loro sapere sociale. Ricostruendo i rapporti tra le strutture dello spazio sociale e quelle dello spazio fisico si evidenzia il rapporto tra dominanti e dominati, lo stato d'eccezione permanente, dovuto a fattori legislativi, economici e relazionali, in cui si cerca di relegare questi ultimi.